Questa sì che è una notizia!
Come trasformare linguisticamente un fatto di cronaca giudiziaria in una notizia eclatante
Metà luglio, 2025: viene reso noto che sono in corso diverse inchieste della Procura di Milano sull’urbanistica, e in particolare su presunti abusi commessi nel Comune di Milano da amministratori, costruttori e progettisti per autorizzare la costruzione di nuovi palazzi.
Come di consueto, i giornali si scatenano: titoloni, articoli in serie, frasi a effetto, ecc. Nulla di nuovo, il solito copione.
Tuttavia, è bene avere chiaro che si tratta, appunto, di un copione, di un meccanismo che si ripete, sempre uguale a se stesso. Dal punto di vista della struttura, il titolo in grande evidenza, che campeggia sulle home dei giornali per intere giornate, aggiornato di tanto in tanto con gli ultimi sviluppi; le foto enormi, possibilmente di diversi indagati, i più conosciuti, tutti insieme, con l’aria di cospirare.
Da linguista, però, a me interessano soprattutto gli aspetti linguistici del copione, perché il copione è soprattutto un fatto linguistico: le strategie sistematiche a livello di lingua utilizzata, le scelte ripetute di parole schiamazzanti per enfatizzare, le formule cristallizzate nei titoli per inchiodare i malcapitati di turno e decretarne inoppugnabilmente l’unica cosa che conta scrivere o leggere: la colpevolezza a priori, senza ancora sapere se i malcapitati medesimi arriveranno mai ad essere processati per i fatti che vengono raccontati.
I titoli di alcuni quotidiani cartacei di oggi, 17 luglio, sono un campionario interessante di queste strategie; in particolare, delle strategie attraverso cui un fatto (in questo caso, di cronaca giudiziaria), viene riconosciuto come notiziabile, quindi letteralmente “degno di nota”, e può dunque diventare una notizia e imporsi come tale all’attenzione dei lettori. Vediamone alcune.
Il titolo più emblematico in questo meccanismo di accreditamento della notiziabilità è probabilmente quello del Messaggero, qui sopra. La prima parola (il tema) è quella maggiormente in evidenza, che più delle altre attira su di sé l’attenzione: corruzione. E - cosa più importante - non presunta, possibile, ipotizzata, ecc: no, proprio corruzione tout court, senza nessun attributo che possa mettere in dubbio o attenuare il grado di verità del concetto, renderlo men che certo, anche solo probabile. Quindi, l’attenzione è tutta su quella parola (corruzione), che è presentata come certa, non in discussione: un fatto. A rendere ancora più solida questa certezza, arrivano le parole pronunciate o scritte da una fonte autorevole: il pm. Queste parole, con un procedimento che è ormai quasi un rituale della stampa italiana, sono riportate direttamente, tra virgolette, e sono quindi presentate come la citazione esatta delle parole dette o scritte da qualcuno: in questo caso, l’autorità. Questo serve a dare immediatezza oltre che autorevolezza al discorso, a renderlo più convincente, più “vero”: “Guarda, lettore, il pm ha scritto proprio così”. Ma è, come nella maggior parte dei casi, un discorso diretto farlocco: il pm non ha scritto “Arrestate il costruttore”, avrà semmai usato la formula burocratica di rito del discorso giudiziario per richiedere l’arresto di qualcuno.
Riassumendo: il reato, al momento solo ipotizzato, è presentato in evidenza come una verità inoppugnabile, insieme alle parole attribuite all’autorità, scolpite nel granito, che danno peso e sostanza alla certezza che il reato è stato in effetti commesso da quella persona. Un fatto di cronaca giudiziaria (un gruppo di persone indagate per una serie di potenziali reati) è diventato una notizia eclatante: la notizia della loro indiscutibile colpevolezza.
Poi c’è tutto un campionario di parole roboanti, di cliché del repertorio giornalistico generale, usati molto spesso anche nella cronaca giudiziaria: l’inchiesta choc, il mattone-gate, Milano che trema. Tutto ciò contribuisce a rendere il fatto, oltre che un fatto, anche un fatto straordinario, che merita tutta l’attenzione dei lettori.
E poi c’è la metafora: lo strumento che serve a trasferire il significato di un concetto ad un altro, col risultato di colorirlo di sensi e sfumature ulteriori, che nel concetto originario magari non erano presenti. Per Il Fatto Quotidiano, Piovono manette sul Sistema Sala. L’inchiesta, identificata con una sua parte, quella brutale delle manette, è una pioggia, un fenomeno naturale che si abbatte dall’alto su ciò che è sistematicamente negativo (il Sistema Sala) e, come la pioggia, lava, fa pulizia. A completare il quadro, la denominazione Grattacieli puliti (come Mani pulite) e di nuovo la perentorietà del discorso diretto farlocco “Arrestate assessore e costruttori”, senza nemmeno indicare chi avrebbe scritto o pronunciato la frase riportata direttamente. Nel processo di costruzione della notizia, il fatto di cronaca giudiziaria (un gruppo di persone indagate per una serie di potenziali reati) è diventato: un gruppo di persone che sistematicamente commettono reati sono spazzate via dall’autorità giudiziaria, che li smaschera, li mette in manette e fa pulizia.
È il solito, agghiacciante sistema di gogna mediatica, di processo svolto in diretta sui media molto prima di sapere se in effetti un processo ci dovrà essere, di sentenze istantanee confezionate e consegnate all’opinione pubblica. E tutto ciò avviene soprattutto attraverso l’uso delle parole.
Mi colpisce la scelta di “mattone-gate” come nome dello scandalo, anche perché coesiste con “mattonopoli” usato da altri. “Mattone-gate” per differenziarsi o segnale della tendenza nei media italiani a preferire sempre e comunque anglicismi o elementi anglicizzanti?
Nella scelta tra suffissoidi -gate e -poli per nomi di scandali finora infatti era sempre prevalso -poli per fenomeni di corruzione, in particolare nella pubblica amministrazione, aggiunto a un nome comune italiano (tangentopoli, calciopoli, vallettopoli…), mentre -gate era riservato ad altri tipi di scandali, aggiunto a un <strong>nome proprio</strong> di persona o di luogo o a <strong>parola comune inglese </strong>(Salvini-gate, Qatargate, sexgate…), spesso con trattino per segnalare ibridismo. In base a queste tendenze mi aspetterei quindi “mattonopoli”.
Brava!!